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COMUNICATO STAMPA

 Terni, 27 giugno 2014

 

27giugno2014


Terni come area di crisi? Oppure Terni come area strategica per un nuovo sviluppo? Sulla base di questo dilemma, si è articolata la tavola rotonda

PERCORSI DI SVILUPPO TERRITORIALE SOSTENIBILE E PARTECIPATO:

VERSO UN MODELLO TERNANO,

organizzata dal

Centro studi Ezio Vanoni,

all'hotel Michelangelo nella mattinata di venerdì 27 giugno 2014.


27giugno2014b


Dibattendo sui temi, i presenti hanno avanzato le loro proposte ed espresso le loro opinioni. Tutti hanno individuato le stesse necessità. Queste sono, in sostanza, il rilancio strategico puntando sul manifatturiero attraverso due specifici settori che sono lo sviluppo di nuovi materiali e la chimica verde, la valorizzazione della formazione didattica, dell'università e della ricerca con il proposito della creazione nel territorio di un istituto tecnico superiore (Its) con indirizzo biotecnologico e di un centro per la metallurgia; arrivare ad un nuovo sviluppo attraverso la riflessione partecipata tra tutte le componenti del tessuto cittadino, individuare politiche rivolte ad abbassare il costo dell'energia ed imporsi per la presenza sul territorio di infrastrutture efficienti, a partire della superstrada Terni-Rieti-Civitavecchia che deve essere quanto prima completata.

La discussione è partita dal tema della centralità del territorio ternano, delle sue caratteristiche di base e della sua vocazione industriale. Elementi, questi, dai quali si deve ripartire per una nuova crescita. La tavola rotonda è stata coordinata dal giornalista Giorgio Pogliotti ("Il Sole 24 ore") ed introdotta dal saluto dell'ideatrice dell'iniziativa, Renata Micheli del Centro studi Vanoni. Quest'ultima, nel dare il benvenuto a tutti gli intervenuti, ha ricordato lo slogan della giornata: «Lo svilupppo è vocazione. Una frase che ho voluto, prendendo spunto da un'enciclica di Papa Benedetto XVI». Poi ha introdotto il tema portante della giornata: «C'è un confronto aperto, legato all'opportunità di considerare il territorio ternano come area di crisi, o se rilanciarne lo sviluppo  in base alle sue caratteristiche e vocazioni. Spero che questa tavola rotonda sia un contatto con la realtà e che da essa escano delle linee concrete di impegno».

In sala, ad assistere ai lavori, anche il presidente del Centro studi Vanoni, Vincenzo Micheli.

Ha aperto la serie di interventi Claudio Carnieri (presidente Agenzia Umbria ricerche), partendo dalla situazione legata alla crisi, ma ribadendo l'importanza del territorio ternano per la riclassificazione dell'insieme dell'economia territoriale umbra. «Lo sviluppo si fa per sistemi e non di città in città». Ha citato i numeri di una crisi che ha pesato sull'Umbria più che in altre parti d'Italia. «Sono stati persi 12 punti di Pil, contro la media nazionale di 8. Il numero di disoccupati è salito da 17 mila a 51 mila, con una delle percentuali più alte d'Italia nel precariato. Il processo di internazionalizzazione è sceso, il peso sul Pil italiano è calato fino all'1,35%». Ha definito Terni come «una città industriale, molto manifatturiera ma non antica». Spazio alla questione dei materiali (chimica green, siderurgia, meccanica, nautica, polo dell'aerospazio), molto sentita sul territorio grazie alla presenza di una manifattura avanzata. Ci sono 13 multinazionali e ci sono 54 medie imprese che si sono internazionalizzate più di altre. «Auspico un forte rilancio delle politiche industriali, a partire già dalle risorse che ci sono e che verranno dai programmi comunitari ed a proseguire con investimenti nazionali forti». Sottolienata la necessità che anche la componente didattica e formativa faccia la sua parte. «Noi stiamo facendo la battaglia sulla chimica green, quando gli iscritti all'Istituto tecnico industriale statale (Itis), nel settore, erano 9». Carnieri ha aggiunto che il territorio ha esperienze, possibilità e strategie che possano diventare per l'Umbria un fatto straordinario di crescita. Proprio come il manifatturiero. «La manifattura pesa sul valore aggiunto della Regione per il 17%. Un'operazione di politica industriale e di qualità del manifatturiero, in una città come Terni accogliente per l'industria». Infine, la questione del territorio. «Area di crisi, o area strategica? Il governo deve pensarci. Una realtà manifatturiera ha bisogno di politiche di accompagnamento».

I numeri e le conseguenze comunque comportate dalla crisi, sono stati delineati anche da Andrea Bianchi (Direttore area politiche industriali Confindustria), secondo il quale la dialettica del territorio diventa elemento essenziale per costruire politiche globali coerenti e concrete. «Siamo in una fase molto acuta della crisi e l'impatto sul sistema industriale è stato forte. L'Italia ha avuto una caduta della produzione industriale molto più forte degli altri paesi. I segnali i ripresa sono ancora lenti e ritardati. I dati negativi del 2013 e del 2014 hanno riportato a rivedere al ribasso le stime di crescita. Per uscirne, serve rafforzare una visione del futuro e di quale modello industriale e produttivo abbiamo in mente. Il sitema industriale e manifattiriero, su questo, può essere un traino. Pensiamo, però, ad un manifatturiero in grado di creare sinergia tra industria e servizi». L'Italia deve essere centrale per una ripresa economica europea. «Non può esserci ripresa dell'industria europea, senza quella dell'industria italiana». Importante il ruolo del manifetturiero. «In quel settore, siamo la seconda realtà continentale. Bisogna far nascere una nuova industria europea in cui ci sia un protagonismo molto forte dell'industria italiana. Terni ha una vocazione industriale molto forte, oggi messa in discussione dalle riorganizzazioni e dalle trasformazioni apportate dalle multinazionali, in corso nella siderurgia, così come nella chimica. Bisogna valorizzare la vocazione industriale, rivisitandola. Le potenzialità, nel territorio, ci sono. Terni può ancora contare sulla cultura industriale (spesso sottovalutata), sulle infrastrutture presenti, sulle competenze presenti nel territorio. Tutto ciò, può integrarsi con le nuove competenze». Cruciale lo sviluppo dei nuovi materiali, così come puntare sulla chimica verde. «La nuova vocazione si può trovare sullo sviluppo di nuovi materiali. L'uscita di Basell indebolisce questo, ma la presenza di Novamont e dei nuovi polimeri può essere un'opportunità. Terni deve essere protagonista di un nuovo sviluppo industriale ed il suo territorio deve essere in condizione di orientare le scelte della politica nazionale».

Leopoldo Di Girolamo (Sindaco di Terni): si è inizialmente soffermato sui tenttivi passati,  ma falliti, di creare per Terni un nuovo sviluppo su altri settori che non fossero quello industriale. «Nei decenni passati, erano stati individuati nuovi campi, come il Centro multimediale ed il polo cinematografico di Papigno. Ma non hanno avuto successo. Ora, abbiamo ripreso in mano il discorso di valorizzare e conservare la vocazione industriale. Negli anni, la nostra amministrazione ha provato, attraverso strumenti di programmazione, a vedere se riuscivamo a ricondurre questi elementi di industrializzazione in un quadro organico e coerente. In parte, questi strumenti sono stati attuati, ma su problematiche come l'energia e l'infrastrutturazione non sono riusciti ad essere decisivi». Confermate le scelte sulle innovazioni. «Stiamo cercando di lavorare proprio sugli assi della chimica verde e dei nuovi materiali, ma anche sull'efficientamento energetico attraverso la bioedilizia. Certo, tutti questi assi scontano problemi: nella chimica verde non siamo riusciti a costruire un patto agro-industriale (Novamont acquista dall'estero la materia prima). Abbiamo solo la produzione degli shopper, ma manca una verticalizzazione nella produzione delle bioplastiche. Dobbiamo provare a far sì che gli utilizzatori della materia prodotta da Novamont portino qui i loro insediamenti produttivi». C'è, però, il problema delle infrastrutture. A partire da quelle viarie. «Bisogna completare la superstrada per Civitavecchia. Non è possibile che non si riesca a finire l'asse viario in grado di collegare il primo porto del centro Italia al nostro territorio. Quando vengono qui le multinazionali, non capiscono come sia possibile, una cosa del genere».

Secondo Marina Sereni (Vicepresidente Camera dei Deputati), Terni deve aprire una riflessione pubblica, per uno sviluppo sostenibile che sia davvero partecipato, attraverso una visione strategica. «Si può partire da due tracce visibili della storia dello sviluppo del territorio stesso: la vocazione industriale e il ruolo del terzo settore, delle politiche di solidarietà e di inclusione sociale». Ha sollecitato una risoluzione della vicenda del polo chimico ternano. «Non possiamo farlo solo con le carte umbre. Dobbiamo insistere con il governo nazionale. La filiera della green economy e della chimica verde non ha un disegno possibile, se non si risolve quella vicenda». Posto l'accento anche sul rilancio dell'università e della ricerca, puntando in particolare ad «accettare elementi di selettività». Ha spiegato: «Se scegliamo il filone dei materiali e della green economy, quella deve essere la priorità». Ha rilanciato la centralità del territorio anche in chiave più ampia. «Nel disegno di legge della riforma delle province, ci sono le aree metropolitane di Firenze e Roma. Tra queste, c'è l'Umbria. Per questo, la nostra regione deve essere territorio di cerniera. Lo sviluppo dell'Italia centrale non può prescindere dall'Umbria. Il territorio sente l'esigenza di un rilancio e di una nuova crescita. Occorre cercare lo strumento più adeguato per mettere in moto tutte le risorse possibili e disponibili, finanziarie ma anche politiche e sociali. Serve un'unità sostanziale nelle linee di movimento».

Sul ruolo dell'Università, sono arrivate le parole di Massimo Curini (Proretore Polo scientifico-didattico di Terni), secondo il quale un rilancio del polo ternano è possibile. «Ho accettato l'incarico solo nella condizione in cui l'università prendesse impegni verso il polo didattico e scientifico di Terni. Questo sta già avvenendo. Bisogna però andare avanti abbandonando i campanilismi tra Terni e Perugia». Ha annunciato nuove iniziative didattiche per rilanciare il ruolo dell'ateneo come soggetto a sostegno proprio dello sviluppo industriale del territorio. «Stiamo attivando un dottorato di ricerca della parte economica di tipo internazionale e andremo avanti con i master su questioni che interessano concretamente il territorio, facendo attenzione ai tipi di professionalità dei quali hanno bisogno le industrie ternane. Stiamo cercando di mettere su qualcosa che sia prototipo di un centro per la metallurgia. Per poterlo attivare, ci vogliono tutti i tempi dell'università, che normalmente sono lunghi. Allo stesso tempo, stiamo cercando di fare un convenzione con l'Ast in cui l'università è protagonista di un processo in cui l'industria è fulcro fondamentale». L'invito, per tutti, è a credere nell'importanza del polo universitario ternano. «Non sono venuto a fare il burocrate, altrimenti me ne stavo a casa. Dobbiamo crederci. L'università a Terni, fino ad ora, è stata sempre staccata dalla cittadinanza. Bisogna anche su questo creare una cultura nuova».

Rilancio del territorio, del manifatturiero, della chimica verde, unitamente all'invito a risolvere i problemi in atto, anche dalle parole di Catiuscia Marini (Presidente Regione dell'Umbria), dalla quale sono arrivate parole di incoraggiamento per i settori dell'aciaio e della chimica in generale. «Questa regione ha una base manifatturiera robusta. Acciao e chimica non sono solo una questione da gestire sui tavoli della crisi, ma un pezzo delle potenzialità del futuro, se accompagnate da scelte precise, anche sulla base di strumenti che vengono dall'Europa». Centrale, però, è il tema dell'energia, « ma serve unità di trattamento: altre forme messe in atto da altri paesi sul costo dell'energia, sono aiuti di stato. Perchè la commissione europea sull'energia dice alcune cose alla Germania e fa il censore con l'Italia? Dobbiamo investire sulle energie rinnovabili. Si deve passare, su questo, ad un piano industriale di produzione di energia che serva anche all'industria pesante. Qui, però, serve un raccordo tra politiche nazionali e politiche territoriali». Trasporti e infrastrutture, inoltre, sono due nodi da risolve risolvere presto. «La grande industria ha bisogno di porti e trasporti. Il porto più vicino è quello di Civitavecchia. Noi, dopo 20 anni che è presente Thyssen Krupp a Terni, non possiamo continuare a ripetere che "ci impegneremo a completare la Teni-Orte-Civitavecchia". Questo, bisogna capirlo». E' tornata, poi, sulla crisi industriale e sulla necessità di non inserire questo territorio in un discorso generalizzato. «Terni non è Piombino, nè l'Ilva. E' quella che meno può essere gestita come esempio di questa crisi. La vicenda delle acciaierie deve essere gestita dal sistema Italia come un fattore strategico sul futuro». Sulla chimica ha detto: «Abbiamo costruito un percorso solido, c'è un impegno del Miur e ci sono risorse importanti, tutte italiane». Infine, gli impegni per l'università: «Se essa vuole essere fino in fondo al servizio della ricerca scientifica, siamo pronti a fare investimenti. Sulla chimica, abbiamo costruito un percorso solido, c'è un impegno del Miur e ci sono risorse importanti, tutte italiane».

Enzo Moavero Milanesi (Già ministro degli Affari europei): ha auspicato che tutto si basi su una adeguata programmazione, legata anche all'accesso ai finanziamenti comunitari. «Se mancano 10 chilometri per completare il collegamento stradale tra Terni e un porto importante come quello di Civitavecchia, questi vanno inseriti nella spesa dei fondi strutturali, oppure in una proposta italiana per ottenere fondi in più che arrivino da bandi europei legati alle reti di trasporto, energia e telecomunicazioni». Green economy e chimica verde, come settori cruciali per il rilancio. «Dobbiamo sviluppare una capacità tecnologica avanzata nell'industria pulita. Noi abbiamo avuto la capacità di conservare un ambiente più sano. Ci sono fondi europei "fuori sacco" che possono essere ottenuti». Ha ribadito l'importanza assunta dall'Europa, come istituzione. «Nella mia esperienza da ministro e dopo un ventennio nelle istituzioni europee, ho visto che non c'è un'Europa amica, o un'Europa nemica. L'unione europea è come un Consiglio comunale, un terreno aperto. In esso, però, noi dobbiamo essere in grado di operare con gli strumenti necessari. Su questo, è importante la credibilità. Noi, invece, abbiamo ritardi mostruosi, anche sulle direttive».

Presente anche Damien Lanfrey (Segreteria tecnica Miur): «La chimica verde è assolutamehte strategica. Come è strategico questo territorio, come capofila del cluster. A settembre, si avvieranno delle manifestazioni di interesse per un bando legato alla parteciapzione al cluster per l'energia. I cluster nazionali sono uno strumento strategico per dare un indirizzo di lungo periodo alla ricerca italiana. La formazione è aspetto altrettanto importante. Il Miur sta lavorando su un cantiere per il rinnovamento dell'offerta formativa ed una maggiore interazione tra scuola e impresa. Anche con particolare sguardo all'istruzione tecnica e all'altarnanza scuola lavoro. Gli investimenti in questo territorio sulla creazione dell'istituto tecnico superiore (Its), andranno nella direzione giusta di rapporto tra formazione e impresa».

Secondo Gianluca Rossi (Senatore): , a Terni c'è grande capacità di puntare anche ad esperienze industriali innovative, grazie alle iniziative di tanti giovani. Ma in generale, bisogna creare le condizioni perrchè il territorio sia agevole e agibile per fare impresa e per attrarre investimenti. «Quando rivendichiamo la necessità di uno strumento di accompagnamento, non rivendichiamo il ritorno al passato, ma guardiamo al futuro». Sul discorso delle infrastrutture, ha richiamato il ruolo fondamentale da parte dei soggetti pubblici. «Non c'è solo il problema della Terni-Civitavecchia non completa, ma anche di una Terni-Orte ormai non più adeguata. Così come non c'è solo il problema di un collegamento non snello con il mar Tirreno, ma pure del problema analogo dell'Adriatico. Bisogna fissare obiettivi e tempi certi e fare in modo che ognuno faccia la sua parte. La componente pubblica deve avere un ruolo vero e non un ruolo di accompagnamento. Servono, naturalmente, anche risorse certe. Così come serve puntare sulle caratteristiche specifiche del territorio ed orientarsi in base a quelle. Qui, infatti, i temi della siderurgia e della chimica sono ben diversi rispetto ad altri territori. Abbiamo realtà che nulla hanno a che vedere con i poli di altre città d'Italia».

Anche Miguel Gotor (Senatore): parla dellìimportanza e delle potenzialità del territorio ternano. Indicandone, però, gli elementi di cambiamento e di innovazione rispetto alle origini. «Contingenze strutturali e materiali, hanno fatto della Conca ternana, sin dal dal 1800, un polo industriale. Il problema principale da affrontare è che questi fattori tipici di Terni, oggi rischiano di non essere più dei fattori di produzione. Una volta erano caratterizzati dalla presenza di materie prime e di un'energia idraulica. A Terni venne costituita una vocazione industriale anche perchè era lontana dal mare e non poteva essere attaccata. Ebbene, oggi si crea il problema opposto, vale a dire la necessità di un avvicinamento verso i mari». Ma Terni, oggi, ha una ricchezza che pochi possiedono: «La presenza di una tradizione, tramandata di padre in figlio, intorno al valore del lavoro inteso come saper fare le cose. E' un patrimonio ancora oggi richiesto e invidiato dalle grandi multinazionali. Anche grazie a questo, ci sono imprese capaci di trasformarsi in nicchie produttive delle quali c'è bisogno».

Lucio Caporizzi (Direttore Innovazione e competitività dell'Umbria)  si è soffermato, tra i vari argomenti, sulle competenze specifiche maturate da alcune aziende del territotio e sulla necessità che queste facciano sistema tra di loro. «Se le imprese, soprattutto quelle piccole, non creano dei network e dei cluster tra di loro, è inutile pensare ad una crescita. In Umbria ci sono imprese che hanno dei progetti di eccellenza sulla ricerca e sull'innovazione». Parlando della la chimica verde, ha aggiunto: «E' da apprezzare l'impegno del Miur che, bisogna dirlo, si è finalmente risvegliato dopo un periodo di sonno. Adesso, però, cerchiamo di vedere come muoverci. Bisogna concentrarci sulle cose che riteniamo importanti e su quelle cose andare avanti con un certo coraggio. Pensando che su ogni cosa c'è anche del rischio. Ma lo dobbiamo prendere».

Carlo Ottone (Presidente Asm Terni) è stato l'ultimo a prendere la parola, parlando in generale della Smart grid, il nuovo sistema tecnologicamente avanzato messo a punto ed adottato dalla stessa azienda speciale multiservizi, per ottimizzare i servizi sul territorio. «La smart grid non è altro che una gestione intelligente della rete dell'energia e dei servizi all'utenza. Stiamo facendo accordi con Enel anche per integrare la rete di Narni».

 

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